Israel Shamir
Israel Shamir è nato a Novosibirsk, Siberia, nel 1947.
Espulso dall’università per attività sovversiva nel 1969, emigrò “per
libera scelta” in Israele e combatté nella guerra del 1973.
Corrispondente in Vietnam, Cambogia, Laos e, per molti
anni, in Giappone tanto da diventare uno studioso e traduttore della
letteratura giapponese. Dal 1989 al 1993 è stato inviato di Ha’aretz in
Russia. Al suo ritorno in Israele si è impegnato nella denuncia della
politica sionista di “apartheid”.
Con una febbrile attività letteraria e giornalistica
sulla carta stampata e su Internet (il sito http://www.israelshamir.net),
nei giri di conferenze in Europa, in Egitto e negli Stati Uniti, Shamir
presenta una visione alternativa del conflitto israelo-palestinese.
Rifiuta la soluzione dei “due stati per due popoli”
perché nelle presenti circostanze paralizzante, distruttiva e senza
sbocchi. E lo fa in nome di una pace fondata su di un unico Stato, tra
il Giordano e il mare, con diritti uguali per tutti i suoi abitanti,
senza discriminazioni etniche o religiose. “Io non sono un amico dei
palestinesi, io sono palestinese” dichiara Shamir, e lo fa in nome del
ritorno dei palestinesi, dal 1948 esiliati ed espropriati delle loro
terre e di ogni diritto.
Questo è reso impossibile dalla folle politica che ha
“importato” centinaia di migliaia di rumeni, tailandesi, cinesi,
africani e un milione di russi e ucraini che formano la galassia di
ghetti che è oggi lo Stato d’Israele.
All’apartheid politica, psicologica e culturale dello
Stato d’Israele, Shamir contrappone un atteggiamento di resistenza che
rivaluti la memoria storica non unilaterale, i momenti più alti di tutte
le esperienze religiose, la coscienza di appartenere ad un’unica umanità
di cui occorre garantire il futuro.
Per le migliaia di ulivi sradicati dai bulldozer, dice
con accenti spesso poetici Shamir, con il paesaggio della Palestina
trasformato in una qualsiasi squallida periferia, tutta l’umanità è
offesa e degradata. Realizzare l’utopia non è più speranza, ma è rimasta
l’unica necessità.
Nel maggio del 2002, il figlio di Israel Shamir, che per
via di madre ha la cittadinanza svedese, ha partecipato all’incursione
di un gruppo di pacifisti che sono riusciti a penetrare nella Basilica
della Natività a Betlemme, portando cibo e medicine ai palestinesi
assediati. Il giovane è stato arrestato e immediatamente deportato da
Israele con diffida a rientrarvi per i prossimi
dieci anni.
Per contatti e informazioni in Italia:
libroshamir@libero.it