Non dovrebbe
sorprendere che la gentile musa della storia, Clio,
si ritrovi imbavagliata. La storia non consiste in
una raccolta pacifica di fatti e banalità. La storia
è un incessante tiro alla fune, perché la sua
riscrittura può cambiare il mondo. Non si può
cambiare il passato, così afferma l’antico adagio,
ed è vero. Ma se si è insoddisfatti del presente, si
può cambiare la nostra interpretazione del passato,
e questo cambierà il nostro futuro. La cosa è nota
da tempo immemorabile, ed è la ragione per cui la
storia è stata consegnata alla custodia di sacri
guardiani, per assicurare la struttura e, in qualche
modo, la continuità del potere. Chi controlla il
passato determina il futuro. L’argomento di questa
conferenza è proprio il seguente: siamo
insoddisfatti del presente, ci rivolgiamo al passato
e ri-valutandolo progettiamo di influenzare il
futuro. Quanto più alcuni aspetti della narrazione
storica vengono difesi con forza, o addirittura
falsificati, tanto più dobbiamo batterci per
rimetterli in discussione.
L’Olocausto
non è affatto l’unico campo di studio della storia
che viene difeso con vigore, un campo in cui chi osa
incamminarsi rischia di trovarsi nei guai. L’annoso
argomento dei sacrifici umani ebraici è riemerso
recentemente in Italia, con la pubblicazione del
libro Pasque di
sangue del Prof, Ariel Toaff. Come
probabilmente saprete, il professore Toaff ha
dimostrato che alcuni ebrei accusati di rapimento e
uccisione di bambini cristiani nel Medio Evo erano
effettivamente colpevoli di quel crimine. Furono
giustiziati per assassinio brutale, e non furono
vittime di preteso pregiudizio cristiano o di
primordiale antisemitismo. Dovrebbe essere un motivo
di rallegramento: i criminali non furono diffamati
ma invece furono giustamente puniti; la giustizia
fece il suo corso, e gli ebrei di oggi dovrebbero
essere contenti che il pregiudizio anti-ebraico sia
solo un mito, simile al mito che i tedeschi
trasformavano gli ebrei in sapone.
E invece le
organizzazioni ebraiche non si sono affatto mostrate
contente. Hanno attaccato il professore ebreo che
pure insegna studi ebraici medievali presso
un’università israeliana; il povero professore
Toaff, torturato mentalmente e quasi crocifisso, ha
ritirato e distrutto il suo libro ( grazie a Dio
oggigiorno non è così facile farlo, ed il libro può
essere letto sul web sul sito
http://www.vho.org/aaargh/fran/livres7/pasque.pdf
), ha consegnato all’inquisizione ebraica dell’ADL
la piccola somma di denaro ricevuta dall’editore, ed
è stato costretto ad un nuovo atto di pubblica
ammenda.
Il
parlamento israeliano (Knesset) ha in programma di
mandare il Prof. Toaff in galera Altri
intendono trascinarlo in giustizia, per quello che
ciò significa, e assicurarsi che muoia povero e
isolato. Qui in Italia viene naturale paragonare il
Prof. Toaff al grande scienziato italiano Galileo,
che fu perseguitato per la sua scoperta scientifica
e preferì pentirsi piuttosto che morire sul rogo.
Tuttavia, il
lavoro del Prof. Toaff deve essere più
appropriatamente paragonato a quello del suo collega
ebreo italiano, il Prof. Carlo Ginzburg, autore di
I Benandanti.
Ginzburg ha dimostrato che i friulani, la gente del
Friuli, vicino a Venezia, si occupavano a tempo
perso di Magia Nera, che gli derivava dai loro
antichi rituali di fertilità. Toaff non ha fatto
altro che giungere allo stesso risultato per gli
ebrei, è cioè che anch’essi si occupavano a tempo
perso di Magia Nera, la quale aveva origine nel loro
culto della vendetta e della salvezza-mediante-il
sangue.
I friulani
non si sono turbati più di tanto, mentre gli ebrei
per poco non linciavano il Professore, provando così
che i friulani sono gente di larghe vedute che
riescono a guardare con una leggera curiosità ai
misfatti dei loro antenati, mentre gli ebrei non
riescono ancora a venire a patti con la loro
non-esclusività, la loro non-elezione, la loro
non-sacralità.
Insieme al
Prof. Ginzburg, il prof. Toaff ha completato il
processo di ri-valutazione del Medio Evo; processo
descritto mirabilmente da Mircea Eliade nel suo
Occultismo, stregoneria e mode culturali. Eliade
ha scritto: “Circa 80 anni fa, i famosi ricercatori
Joseph Hansen ed Henry Charles Lee pensavano che la
magia nera fosse un’invenzione dell’inquisizione, e
non degli stregoni. Pensavano che le storie di
tregende di streghe, di riti satanici, orge e
crimini erano solo frutto dell’immaginazione o il
risultato di confessioni ottenute con la tortura.
Oggi sappiamo, - scrive Eleade, - che la Magia Nera
non fu inventata dall’inquisizione”. Né, possiamo
aggiungere, i sacrifici umani ebraici che sono stati
accertati oltre ogni ragionevole dubbio.
Toaff si è
occupato del caso di Simone di Trento, un bimbo
assassinato ritualmente da negromanti ebrei. La
colpa di un piccolo numero di ebrei fu stabilita dal
migliore tribunale che si potesse avere in quei
giorni, e gli ebrei innocenti non soffrirono di più
di quanto hanno sofferto i musulmani innocenti dopo
l’attacco dell’11 settembre in America. Un altro
caso è quello di Ugo di Lincoln, un bimbo
assassinato ritualmente nel 1255: sui 90 ebrei
arrestati subito dopo il crimine, più di 70 furono
rilasciati senza offesa non appena la loro innocenza
fu provata, mentre coloro che furono giudicati
colpevoli vennero impiccati: non si può proprio dire
che si trattò di un caso di «giustizia sommaria»!
In un
evidente caso di tendenziosità etnica,
l’enciclopedia
Wikipedia, che è curata da ebrei, scrive
di un Ugo di Lincoln «a quanto si dice assassinato»,
mentre l’accusa provata è descritta come «calunnia
del sangue». «Calunnia del sangue» è una definizione
standardizzata di questi casi per implicare che
ebrei sempre-innocenti venivano calunniati da
cristiani bigotti. Tuttavia, se è possibile trarre
una lezione morale da questi antichi casi criminali,
allora bisogna concludere che il senso della
giustizia e di equità europeo finiva sempre per
prevalere; laddove gli ebrei colpevoli venivano
puniti, agli innocenti veniva preservata la vita ed
essi prosperavano, unica e sola comunità non
cristiana in Europa.
La giustizia
musulmana non era peggiore: in un caso avvenuto a
Damasco nel 1840, un frate cattolico fu ucciso da
alcuni ebrei che confessarono e furono puniti. Ma
questo non interferì con la prosperità dei loro
correligionari, e Farkhi, un ebreo di Acri, era
ritenuto l’uomo più ricco della Siria anche dopo
quella triste faccenda. Il caso fu indagato dal
grande orientalista, Sir Richard Burton, Console
britannico a Damasco, che era fin dall’inizio un
dichiarato filo-semita (“Se potessi scegliere la
razza non ce n’è un'altra alla quale più volentieri
apparterrei di quella ebraica”) accettò, in questo
caso, il verdetto di colpevolezza e scrisse un
racconto completo della faccenda. Gli ebrei di
Londra pagarono un bel po’ di denaro e
comprarono il manoscritto di Burton dai suoi eredi,
e da allora non è stato mai pubblicato, essendo
stato chiuso nelle cantine del palazzo del Comitato
direttivo dei rappresentanti degli ebrei inglesi. Un
tale Aaronovitch, giornalista ebreo britannico, ha
rimproverato la Siria perché un ministro
siriano aveva osato scrivere sull’argomento;
Aaronovitch non menziona mai l’inchiesta di Burton,
ma si limita ad esclamare «calunnia del sangue!»
come se bastasse questo per spiegate ogni cosa.
In realtà,
prima dell’Olocausto, gli ebrei si servivano già
della «calunnia del sangue». Basta leggere i testi
ebraici o filo-giudaici precedenti alla II Guerra
Mondiale e si può vedere che il posto poi occupato
dal dogma dell’Olocausto nell’universo
giudeocentrico non era vuoto; era occupato dai
pogroms in Russia, dal processo Dreyfus,
dall’inquisizione, dall’espulsione dalla Spagna,
dalla distruzione del Tempio ed in gran parte anche
dalla «calunnia del sangue». Tutto ciò serviva a
portare lo stesso messaggio: proclamava l’eterna,
unica, immotivata e assurda sofferenza degli ebrei
causata dall’odio irrazionale dei cristiani nei loro
confronti; serviva ad unire e mobilitare gli ebrei
contro i gentili; serviva in qualche modo a
trasformare l’invidia, l’ostilità e la sfiducia in
pietà, giungendo perfino a generare sentimenti di
colpevolezza tra i migliori dei goyim.
Il caso del
Prof. Toaff può aiutare a far carpire il punto
focale della faccenda a coloro tra i nostri amici
che sono super-coinvolti nella narrazione
dell’Olocausto. Io rispetto i
dissidenti/negazionisti per il loro coraggio di
andare contro corrente, ma non condivido il loro
entusiasmo. Certo, sulla base dei fatti si
potrebbero contestare i racconti della immeritata e
unica sofferenza. Questo è ciò che il sig. Serge
Thion ha fatto in relazione all’Olocausto, notando
che Elie Wiesel, il grande narratore dell’Olocausto,
ha preferito aggrapparsi ai suoi persecutori nazisti
piuttosto che rimanere con i suoi liberatori russi.
Questo è ciò che ha fatto il Prof. Toaff o fece Sir
Richard Burton in relazione ai sacrifici di sangue,
comprovando così che la risposta delle autorità fu
misurata e legittima.
Lo storico
russo Kozhinov si è occupato dei pogroms in Russia,
dimostrando che in questi violenti scontri furono
uccisi più non-ebrei di ebrei stessi. Il pogrom più
grande e cruento, quello di Kishinev, fu descritto
da Byalik, il poeta nazionale ebraico, come il più
cruento dei massacri, col sangue che scorreva per le
strade, e, in un numero recente di Ha’aretz, un
giornalista israeliano ha scritto che “nessuno
dubita del diritto all’esistenza della nazione russa
solo perché i cristiani di Kishinev, all’inizio del
XX secolo, piantavano chiodi negli occhi dei bambini
ebrei”. Tuttavia, a confronto dei casi dei bambini
italiani o inglesi torturati a morte da negromanti
ebrei, l’accusa dei «chiodi negli occhi dei bambini
ebrei» è solo un guizzo della fantasia,
immediatamente confutato, mentre il numero totale di
vite perdute a Kishinev è stato di 45, un quarto
delle vittime di Deir Yassin, il raccolto di un mese
dell’Intifada.
Certo, tutte
queste storie di sofferenza non provocata possono
essere decostruite, ma perché preoccuparsene, se
l’unica cosa che i produttori di queste narrative
vogliono trasmettere è che gli ebrei sono unici e
speciali, hanno sofferto più di chiunque altro ed è
per questo che hanno il diritto di averla sempre
vinta, che sono i migliori di tutti, mentre chi
dubita di ciò che essi dicono è solo ossessionato da
un mistico antisemitismo? Queste narrative vengono
portate avanti per risvegliare la furia ebraica
contro i loro pretesi persecutori,
c’est tout.
Queste
storie di vittimismo mi disgustano, e non solo
perché sono deboli dal punto di vista dei fatti. Le
storie di vittimismo non sono il risultato, sono la
causa
della sofferenza. Ogni volta che qualcuno diffonde
queste storie di persecuzioni non provocate, non
abbiate dubbi: i diffusori stanno preparando una
qualche loro bestiale atrocità. Gli ebrei hanno
brandito la storia dell’Olocausto e hanno cancellato
la pacifica popolazione palestinese nel 1948. Gli
armeni hanno recitato a storia della loro sofferenza
unica e non provocata ed hanno massacrato civili
azeri innocenti nel Karabach durante la guerra del
1991-94, facendo fuggire migliaia di rifugiati
a Baku. I polacchi e i cechi infiammati da storie
delle loro sofferenze sotto il Reich hanno espulso
milioni di persone di etnia tedesca dalle loro terre
ancestrali, mentre gli ucraini che in
Rzecz Pospolita
avevano raccontato le storie della loro sofferenza
massacrarono a migliaia i polacchi di Volyn.
La politica
nazionalista è come la politica dei generi, proprio
come è stato sottolineato da Otto Weininger: così le
femministe hanno promosso la narrazione della
sofferenza femminile sotto il loro eterno oppressore
maschio, ed hanno causato il crollo di molte
famiglie, l’impoverimento delle donne,
l’infiacchimento degli uomini. Questo genere di
narrazione può essere contro-bilanciata da una
contro-narrazione. Mentre è vero che gli uomini sono
al primo posto per quanto riguarda la violenza
fisica, le donne sono molto più efficaci
nell’aggressione verbale. La lingua sferzante di
Lady Macbeth non è meno colpevole del pugnale
acuminato di Macbeth. Le donne sanno come provocare
un uomo; e gli uomini reagiscono – talvolta con un
bacio, talvolta con colpi, talvolta con una
pallottola. José uccise, ma Carmen provocò. Malgrado
il molto incoraggiato mito della ragazza tutta
muscoli e durezza, le donne hanno meno successo
quando si tratta di menar le mani, e così tendono a
proibire la violenza fisica ma permettono la
diffusione di quella verbale e mettono fuori legge
lo stesso concetto di provocazione.
Tornando al
nostro argomento, se i turchi uccisero, gli armeni
provocarono; e ogni volta che ci sono state azioni
contro gli ebrei, queste furono causate da azioni
degli ebrei. Certamente, da negazionista totale,
nego la stessa esistenza dell’antisemitismo, l’«odio
irrazionale per gli ebrei». Non esiste. Gli ebrei
sono stati combattuti, come è stato combattuto
qualsiasi potere, dalla Chiesa Cattolica Romana,
alla Standard Oil. Gli ebrei non sono agnelli, sono
un fattore attivo della vita economica e ideologica.
Si può essere pro o contro di essi. Ma «odiarli»? No
di certo. I non-ebrei sono stati più giusti verso
gli ebrei che non l’inverso. Anche la «calunnia del
sangue» si è dimostrata essere un normale caso di
criminalità.
Ci sono
state azioni anti-ebraiche in Europa nel Medio Evo?
Certo che ci sono state. Ma queste, sono state
causate da «odio irrazionale»? Odio un corno! Nel
1911, il governo americano disfece il potente impero
di John D. Rockefeller. Non essendo un ebreo,
Rockefeller non potette gridare che si trattava di
antisemitismo. Non disse che era stato perché i suoi
avversari non amavano il suo aspetto, la sua razza,
la sua provenienza, i suoi modi, o che si trattava
di punizione divina per i suoi peccati. Spezzarono
la Standard Oil perché era diventata troppo potente.
Per la stessa buona ragione, il presidente russo,
Vladimir Putin ha spezzato la compagnia petrolifera
degli oligarchi ribelli. Non perché sono ebrei o
perché sostengono la democrazia. Ogni potere crea la
richiesta di un contropotere, la forza crea la
necessità di una forza contrapposta, e gli ebrei
erano e sono un potere.
Gli ebrei
sono più forti della Chiesa Cattolica, come
apprendiamo dal destino di uno scienziato italiano
che possiamo paragonare al Prof. Toaff. Ieri, a due
passi appena dalla piazza principale ho visto una
targa di commemorazione di Giordano Bruno, il
martire della scienza. Vi era scritto: “Fu ucciso
dalla Chiesa Cattolica la nemica della scienza”.
Andate a leggere in centinaia di libri, sguazzate
quanto volete su internet, leggerete sempre che la
chiesa è colpevole di quel crimine. Lo potete dire
liberamente, e nessuno in modo isterico si metterà a
gridare contro di voi: “TUTTA la chiesa? È colpevole
tutto il miliardo di cattolici dal Brasile alla
Polonia? Vergognati! Sei un anti-cattolico!” In
verità, l’ultimo papa ha addirittura chiesto scusa
anche per ciò, come era sua consuetudine.
Invano
cercherete una targa che commemora un filosofo
ebraico, uno scienziato e uno scettico, il Rabbino
Samuel Ibn Zarza, autore di
Miklal Yofi,
in cui espresse i suoi dubbi sulla Creazione, e fu
bruciato a Valencia – per ordine degli ebrei. Ora,
mi aspetto di sentire il grido “tutti gli ebrei?
Antisemita!” Come, non lo grida nessuno? Bene,
possiamo procedere. Nel Libro del Lignaggio,
un libro ebraico del XV secolo che ho avuto il
piacere di tradurre (in inglese), c’è una glossa che
dice “Quando i rabbini lessero ‘Nell’anno tal dei
tali dalla creazione del mondo’, questo Zarza pose
la mano sulla barba e alluse alla pre-esistenza del
mondo stringendo i peli della sua barba. Il rabbino
capo Isacco Campanton si alzò e disse, ‘Perché il
cespuglio non viene bruciato? Che il cespuglio sia
bruciato!’ (in castigliano Zarza è una specie di
cespuglio; e così questo gioco di parole è
un’allusione a Esodo 3:3). I rabbini lo condussero
in tribunale e lo fecero condannare a morte sul rogo
per aver confessato la pre-esistenza del mondo”.
E così ci
sono due scienziati, entrambi morti per fuoco, ma
uno fu mandato al rogo dalla Chiesa, mentre l’altro
vi fu mandato dagli ebrei. Vi sono alcuni indizi che
gli ebrei abbiano svolto una parte attiva dietro le
quinte per spedire anche Giordano Bruno alla morte,
perché egli era fortemente contro gli ebrei.
Giordano Bruno chiamava gli ebrei ‘una razza
talmente pestilenziale, lebbrosa e pubblicamente
pericolosa che merita di essere sradicata e
distrutta prima ancora della nascita’ (Giordano
Bruno, Spacio
della Bestis Trionfante, 1584). Questa
sua opinione contribuì alla sua morte, perché,
perfino allora, gli ebrei potevano aver accesso alle
orecchie delle autorità e c’erano sempre abbastanza
funzionari pronti a seguire i loro ordini. Ma nel
caso di Bruno, non ci sono tracce visibili
dell’intervento ebraico, per cui il suo caso è noto,
mentre per Samuel Ibn Zarza l’oblio e la negazione
hanno fatto il loro corso.
Se si apre
l’ebraico-edita Wikipedia, si può leggere: “Sebbene
Samuel Shalom (saggio ebreo del XVI secolo) afferma
che Zarza fu mandato al rogo dal tribunale di
Valencia su denuncia del Rabbino Isacco Campanton,
il quale lo accusò di negare la creazione del mondo,
gli storici hanno dimostrato che questa affermazione
è pura leggenda”. Dunque, il Ministero ebraico per
la scrittura e la correzione della storia può
decidere e decretare ciò che accadde e ciò che fu e
rimane una “pura leggenda”. La Chiesa Cattolica non
può nemmeno sognare un tale potere.
Si può
quantificare il potere ebraico? Alcuni mesi fa, il
settimanale britannico
Economist
ha pubblicato una insolita cartina geografica del
mondo: il territorio di un paese era rappresentato
in proporzione al suo Prodotto Nazionale Lordo. Una
mappa rivelatrice: l’India era più piccola
dell’Olanda, l’intera America Latina era grande solo
come l’Italia; Israele appariva più grande di tutti
i suoi vicini arabi. Questa cartina non era proprio
la cartina del potere: per tracciare la vera mappa
del mondo si dovrebbero prendere in considerazione
anche altri parametri: la potenza di fuoco, le
capacità nucleari e convenzionali, l’influenza del
proprio discorso tramite la produzione di film,
libri, giornali, università, cattedre, posizioni
internazionali. Su una cartina del potere che
tenesse conto di simili parametri, gli ebrei
apparirebbero in una posizione assai impressionante.
Gli ebrei detengono un potere reale nel mondo in cui
viviamo. Sono una potenza di prima grandezza, più
forte della Chiesa Cattolica, sicuramente più forte
dell’Italia o di qualsiasi stato europeo da solo,
più forte della Shell e dell’Agip o di qualsiasi
multinazionale.
In fisica
astronomica, c’è un fenomeno chiamato buco nero: una
stella molto densa e pesante che muta la simmetria
dello spazio circostante, e i raggi di luce non
riescono a sfuggire all’attrazione gravitazionale
che essa crea. Una simile stella-buco nero è
invisibile perché è molto potente. Allo stesso modo,
gli ebrei sono un buco nero. Sono così potenti che
non si possono vedere. Non è permesso vederli.
Costituiscono il più grande tabù dei nostri giorni.
La famosa discussione sulla “coda che muove il cane”
riguardo alla lobby ebraica in America, è un
tentativo di girare intorno al tabù senza
affrontarlo e infrangerlo. Certo che un piccolo
paese del Medio Oriente chiamato Israele non può
“muovere il cane americano”. La lobby israeliana
dell’Aipac & vari non può influenzare molto,
malgrado i suoi sforzi. Ma la lobby israeliana e lo
Stato di Israele sono solo manifestazioni del buco
nero, dell’innominabile: gli ebrei.
In un
recente dibattito tra James Petras e Norman
Finkelstein, il Prof. Petras giunge molto vicino al
nocciolo della questione quando descrive la lobby
pro-israeliana come “un’intera sfilza di think tank
pro-sionisti, dall’American
Enterprise Institute in giù, e … una
intera configurazione di potere, che non solo
comprende l’AIPAC, ma anche i
Presidents of the
Major American Jewish Organizations, che
sono 52 … e individui che occupano posizioni
cruciali nel governo (Eliot Abrams e Paul Wolfowitz,
Douglas Feith ed altri), … l’esercito di
editorialisti che scrivono per i maggiori giornali …
i ricchissimi finanziatori dal Partito Democratico,
i magnati dei media con la loro influenza sul
Congresso e sull’Esecutivo”. Non è una lobby, sono
gli ebrei.
Perché gli
ebrei sono tanto potenti oggi? Nel mio libro
Pardès,
offro una spiegazione: gli ebrei, i quali hanno
rappresentato storicamente una chiesa alternativa,
avevano un nemico tradizionale nella chiesa
Apostolica. Quando la presa della Chiesa Cattolica
Romana fu spezzata, la chiesa alternativa spuntò
fuori. Ma se questa spiegazione e troppo complicata,
o inaccettabile per dei materialisti di ferro, la si
può tradurre in dollari e sterline.
Recentemente, il sapientone ebreo Zev Chafets si è
levato in difesa dello sportivo americano
Richardson, che era stato sospeso per aver detto che
gli ebrei sono potenti e abili. Richardson aveva
affermato: “Gli ebrei hanno il miglior sistema di
sicurezza nel mondo. Sei mai stato all’aeroporto di
Tel Aviv? Sono veramente abili. Ascoltate, sono
odiati in tutto il mondo, quindi devono essere
abili. Hanno molto potere in questo mondo, capite
cosa voglio dire? Penso che sia una gran bella
cosa. Non penso ci sia niente da obiettare, se date
un’occhiata alla maggior parte degli sport
professionistici, ebbene, sono diretti da ebrei. Se
date un’occhiata a molte tra le società di maggior
successo e roba del genere, ancora più aziende,
ebbene, sono dirette da ebraici [sic]. Non è una
critica, ma sono veramente gente abile”.
Così ha
risposto Chafets alle accuse fatte a Richardson:
“Scusatemi, ma Richardson non ha detto nulla di
offensivo. Nei fatti, gli ebrei, come popolo, sono
in gamba, secondo le mie esperienze. E ne sono fieri
(soprattutto quelli più sciocchi). E cos’altro di
pernicioso avrebbe mai detto? Che Israele ha la
migliore sicurezza aeroportuale del mondo? Questa è
la verità ed anche qualcosa di cui Israele stesso si
vanta. Che gli ebrei sono odiati ed hanno bisogno di
proteggersi? Questa è la ragione fondante
dell’esistenza stessa dell’ADL. Certo, Richardson
esagera quando dice che gli ebrei posseggono la
maggior parte delle squadre sportive. Per quanto ne
so io, gli ebrei (l’1% circa della popolazione)
posseggono soltanto la metà circa delle squadre
dell’NBA (ed anche una bella fetta delle squadre nel
baseball e football). E con questo? Per quanto
riguarda l’affermazione che gli ebrei dirigono tante
società di successo, c’è poco da scherzare. È molto
probabile che gli ebrei siano il gruppo etnico che
ha raggiunto il maggior successo economico negli
Stati Uniti. E questo che cosa c’entra?”
A questa
domanda (“cosa c’entra?”), ha fornito una risposta
David C. Johnston nel
New York Times.
Ha scritto: “Nel 2005, la disparità di reddito
[negli Stati Uniti] è cresciuta in modo
significativo, con l’1% in cima alla piramide degli
americani – quelli con redditi annui superiori a
348.000 $ - che ricevono la fetta più ampia del
reddito nazionale che questo gruppo ha mai ricevuto
dal 1928, come dimostra l’analisi degli ultimi dati
riguardanti le tasse. Questi dati dimostrano anche
che i 300.000 americani che si trovano in cima alla
piramide hanno, collettivamente, goduto di un
reddito quasi corrispondente a quello che riescono
ad assommare i 150 milioni di americani in fondo
alla piramide. Il gruppo più in alto ha ricevuto in
media pro-capite 440 volte quello che ha ricevuto
una persona del gruppo collocato nella metà più in
basso. Dal 1980, la distanza tra i due gruppi è
quasi raddoppiata”.
Una domanda,
invece, a cui Johnston non risponde (e che nemmeno
pone) è la seguente:
Dei “300.000 americani che si trovano in cima alla
piramide e hanno, collettivamente, goduto di un
reddito quasi corrispondente a quello che riescono
ad assommare i 150 milioni di americani in fondo
alla piramide” quanti appartengono al “gruppo etnico
che ha raggiunto il maggior successo economico negli
Stati Uniti” ? Non ci si deve forse aspettare che –
in assenza di una chiesa nazionale o altre forze non
economiche che impongono limiti – la loro influenza
sulla politica americana sia all’incirca
proporzionale al loro reddito complessivo?
La
“democrazia” è un sistema politico ideale in cui
ogni persona ha un solo voto e tutti i voti sono
uguali. Questo ideale si può a mala pena realizzare
anche in assenza di ineguaglianza economica, perché
ci sono persone più influenti e persone meno
influenti, secondo le loro abilità. Nelle
condizioni descritte da Johnston, quando un membro
dell’elite ha il reddito di 500 persone ordinarie,
la democrazia è senza dubbio gravemente svilita. Ma
questo ideale viene sfacciatamente tradito se la
gente che appartiene all’elite possiede anche i mass
media ed è quindi in condizione di plasmare la
visione del mondo degli altri. Se poi i magnati dei
media uniscono le loro risorse, come accade in
America, la democrazia perde completamente di
significato. Sono completamente d’accordo con Frau
Merkel quando ha affermato: “Una stampa libera è la
pietra angolare della nostra società e la base di
tutte le libertà”. Ma non riesco proprio ad
immaginare perché ritenga che la stampa sia libera
se poi essa è in mano a magnati ebrei o giudeofili,
come Alfred Neven DuMont, proprietario di una delle
più antiche case editrici della Germania e
comproprietario del giornale israeliano Ha’aretz,
(Merkel stava intervenendo alla di lui festa di
compleanno) o come il vostro stesso Berlusconi?
Perché mai questa stampa sarebbe più libera della
stampa controllata dallo Stato, come accade nella
Russia di Putin? Uno Stato può sempre rivendicare di
rappresentare tutti i suoi cittadini.
Perché
sottolineo “magnati ebrei o giudeofili” ? Non
potrebbe bastare “magnati della stampa”? In verità,
no. Un Haaretz in mano a DuMont può pubblicare un
articolo intitolato Confessioni di un razzista
anti-tedesco, ma un giornale tedesco in mano a
DuMont non pubblicherebbe mai un pezzo scritto da un
uomo a cui non piacciono gli ebrei. La giudeofilia
fa sì che i magnati della stampa siano integrati in
un’unica macchina totalitaria, esattamente come
l’ideologia comunista integrava tutti i media
sovietici in un unico (e noioso) congegno
totalitario. Si può proseguire con questo paragone:
negli Stati Uniti, in Occidente in generale, gli
ebrei controllano le vette di comando che in URSS
una volta controlla il Partito Comunista: senza
essere praticamente menzionato nella Costituzione,
senza essere formalmente una parte dell’apparato
dello Stato, questo corpo opaco controlla tutti i
processi e non è controllato da nessuna forza
esterna. L’uomo della strada in America non è
rappresentato alla dirigenza dei
Presidenti delle
Maggiori Organizzazioni Ebraiche d’America,
proprio come l’uomo della strada in Unione Sovietica
non era rappresentato nel Politburo.
Un tempo
questa posizione era occupata dalla Chiesa. Le
campagne anticlericali consumarono gran parte delle
energie e del pensiero della gente alla fine del XIX
e nel XX secolo. La principale rimostranza era che
la chiesa controllava la società, e non era
controllata dalla società. Il Partito Comunista in
Russia (o quello fascista nel vostro paese, mutatis
mutandis) dovettero far fronte allo stesso tipo di
lagnanza. Ora è venuto il momento di prendersela con
l’ultimo usurpatore, perché la maggioranza della
gente non ha delegato agli ebrei la guida e il
controllo dei propri processi mentali. L’eccessiva
influenza degli ebrei è un indicatore della mancanza
di democrazia: in un paese veramente democratico,
gli ebrei avrebbero un’influenza proporzionata al
loro numero. Ma la storia non è ancora finita, e si
può fare in modo che la libertà si affermi, mandando
gli ebrei là dove la Chiesa e il Partito sono già
stati mandati, in una nicchia modesta della nostra
dinamica società.
I
revisionisti dell’Olocausto credono che il potere
ebraico collasserà se la narrazione olocaustica
viene scardinata. Sono convinti che “il potere
ebraico è fondato su una menzogna”. Io dissento. Il
potere ebraico è del tutto reale, è fondato sul
denaro, sull’ideologia e su tutto quanto su cui si
può fondare un potere. È questo potere reale che può
e deve essere disfatto; dopo, la narrazione
dell’Olocausto non interesserebbe più nessuno, se
non forse ai parenti prossimi.
Lasciandosi
condurre dall’amore per la libertà e dalla
compassione, questa soluzione sarà buona per gli
ebrei come individui. Qual è la posizione del
singolo ebreo verso gli ebrei come insieme? È la
stessa del singolo membro del Partito verso il
Partito. Negli ultimi giorni dell’Unione Sovietica,
c’erano 16 milioni di membri del Partito; tornava
utile essere un iscritto; ma quando l’adesione al
Partito cessò di portare benefici, il numero degli
iscritti si ridusse a poche centinaia di migliaia.
Non bisogna vederla come una tragedia: i Comunisti
di ieri riguadagnarono la libertà. Alcuni di loro
(come Yeltsin) divennero anticomunisti, altri
abbandonarono la politica e si diedero alla fede
religiosa o al commercio o agli affari. Quelli che
sono rimasti comunisti, nemmeno loro, soffrono per
il collasso del Partito: si sono separati dagli
ipocriti e non devono più cercare di accontentare
milioni di piccolo-borghesi; ora possono proclamare
ciò in cui veramente credono.
Allo stesso
modo, sconfiggere il legame tra gli ebrei riportando
la loro influenza nelle proporzioni del loro numero
provocherà un esodo ideologico di massa. Dei 16
milioni di ebrei, alcune centinaia di migliaia di
credenti probabilmente resteranno attaccati alla
legge mosaica e allo studio del Talmud e della
Cabbala (che Dio li benedica!), mentre il resto
troveranno altri interessi e attaccamenti (che Dio
benedica anche loro!). Tutti saranno grati a
dissidenti come il Prof. Toaff che ha seppellito il
mito dell’antisemitismo e li ha aiutati a
riconquistare la libertà.
Non possono
forse essere liberi all’interno di questa
(dell’attuale) cornice degli ebrei? Negli anni
Settanta e Ottanta, una discussione analoga si
sviluppò riguardo la libertà e il pluralismo
all’interno della cornice del Partito Comunista.
Alla fine la cosa non funzionò. Il legame tra gli
ebrei non è meno monolitico del Partito, ma anche
tra di loro è concessa una certa diffusione di
opinioni, anche se questa diffusione non è ampia
abbastanza. All’estremità destra c’è Gilad Sharon
che propone di togliere la cittadinanza
israeliana ai non-ebrei, all’estremità destra, c’è
Uri Avnery, che di fatto propone la stessa cosa.
Possiamo e dobbiamo aiutare gli ebrei a riguadagnare
la libertà, come avvenne ai membri del Partito, e
prima di loro, ai seguaci della Chiesa, aiutati
tutti a riconquistare la loro libertà di scelta.
C.
Ginzburg, I
benandanti. Stregoneria e culti agrari tra
Cinquecento e Seicento, Einaudi,
Torino, 1972;
Carlo
Ginzburg,
Storia notturna. Una decifrazione del sabba,
Einaudi, Torino, 1989